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Contaminazioni, punti di vista non scontati

Martedì 2 maggio 2019

Museo della Fotografia | ore 18,30 | Apertura porte ore 18,00

Ad animare l'evento sarà gente che vive la quotidianità del Poliba in un mosaico di formazioni e sonorità, oltre che di generi e repertori. Il desiderio di far incrociare, una volta tanto, le proprie due vite parallele si riflette nella voglia comune di perseguire un ideale di crescita ed ampio raggio che non tema, ma anzi esalti, il concetto di “contaminazione”, per non ridurre la cultura ad una camera a compartimenti stagni. Solo così l'arte del contrappunto può danzare a ritmo di tango ed adattarsi alla libertà improvvisativa del jazz. 

L'Estro Armonico del Poliba | Coordinatore, Elia Distaso
Eliana de Candia |
Violino | Architetto
Pierfrancesco Diella | Pianoforte | Studente Ingegneria Gestionale
Elia Distaso | Violino | Ricercatore
Francesca Greco | Violino | Studentessa Magistrale in Ingegneria Ambientale e del Territorio
Filippo Scarangella | Contrabbasso | Ingegnere Meccanico
Antonia Volpone | Violino | Architetto

FROLOV, SHOSTAKOVICH, TELEMANN, PIAZZOLLA

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Gli artisti della serata

L'Estro Armonico del Poliba

Quando Antonio Vivaldi si trovò davanti alla scelta di un titolo da dare alla raccolta dei dodici concerti dell’Opera 3, concluse che l’unica soluzione che potesse istantaneamente svelarne l’essenza, suggerendone gli intenti compositivi, non poteva che essere racchiusa in un ossimoro. Battezzò così la raccolta con l’ormai celebre espressione “l’Estro Armonico”, ardito accostamento tra piani profondamente distanti tra loro e spesso antitetici, efficace però ad esprimere la perenne ricerca del perfetto punto di equilibrio fra esigenze opposte. Egli alludeva alla pura fantasia, l’estro, che si scatena e vola alto, al di sopra di ogni vincolo formale, in totale libertà e che tuttavia si sostanzia nel componimento solo grazie alla convivenza, seppur in perpetua lotta, con gli stretti vincoli matematici dettati dalle regole dell'armonia. “L'Estro Armonico del Poliba” è animato da musicisti che non son semplicemente tali, in quanto una parte significativa della loro vita l’hanno trascorsa o la stanno trascorrendo presso il Politecnico di Bari. Attuali ed ex studenti, ricercatori, docenti e non solo che fanno della loro passione un punto di incontro che va oltre lo studio dell’ingegneria o dell’architettura. La sintesi di questo incontro scardina nei fatti la comune diffidenza con cui si guarda chi è solito accostare l’universo musicale e quello scientifico, nel segno di un ossimoro non tanto diverso da quello della “lezione vivaldiana”. Il collante è invece una forma mentis comune ai due mondi. Chi divide la propria esistenza tra di essi giova dei benefici che vicendevolmente lo studio di una delle due realtà produce sulla pratica dell’altra. 

Esperienze e percorsi musicali e professionali molto diversi tra loro sono il tratto distintivo e il punto di forza de “L'Estro Armonico del Poliba”. L’incontro di realtà così diverse non può che produrre risultati piacevolmente inaspettati, a cui la routine di tutti i giorni non può certo abituare. “L'Estro Armonico del Poliba” è un mosaico di formazioni e sonorità, oltre che di generi e repertori, in cui, come nell’antica tecnica decorativa, tessere solo vagamente simili tra loro, producono impressioni suggestive, quando vengono incastonate una di fianco all’altra, assumendo un valore speciale che difficilmente avrebbero acquistato in solitudine. Nel repertorio nelle corde de “L'Estro Armonico del Poliba”, la ricerca interpretativa dello stile barocco convive con l’esigenza innovativa della musica del ‘900; lo spirito virtuosistico dai connotati romantici non disdegna la semplicità e l’eleganza di animi più classici. L’invito è quello di assumere punti di vista non scontati e tantomeno fissi, con l’intento di cogliere l’evoluzione nel tempo di forme musicali che non muoiono con il periodo che hanno reso celebre, ma anzi si evolvono, manipolate dalle mani sapienti di compositori che hanno saputo dare loro vite nuove. Si scopre così che l’arte del contrappunto bachiano può danzare a ritmo di tango ed adattarsi alla libertà improvvisativa del jazz; che Handel può essere riletto con un impeto romantico; che l’Opera lirica non perde la sua potenza evocativa anche se il canto è privato delle sue parole; che il musical condivide con quest’ultima più punti in comune che in disaccordo. Poiché le classificazioni stilistiche legate allo scandire delle ere, quando si fa arte, sono sempre troppo stringenti. Bach, Handel, Gershwin, Piazzolla, Mozart, Vivaldi sono contemporanei nell’eternità delle loro opere. Date queste premesse, si comprende come ad accomunare i componenti de “L'Estro Armonico del Poliba” ci sia molto più del solo desiderio di far incrociare, una volta tanto, le proprie due vite parallele. C’è la voglia comune di perseguire un ideale di crescita continua ed ampio raggio che non tema, ma anzi esalti il concetto di “contaminazione” e che non faccia della cultura una camera a compartimenti stagni, ma un “open-space”. E non vi è campo più fertile, su cui tutto ciò possa attecchire e fiorire, di quello di un'Università, soprattutto se il terreno su cui essa si poggia è quello del nostro Bel Paese.

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